Il poema della vita, Dante Marianacci

Il poema della vita, Dante Marianacci

IL POEMA DELLA VITA

Recensione al volume “Bagliori planetari” di Dante Marianacci

(Nino Aragno Editore, Torino, 2022)

di Enrico Tiozzo *

L’opera di Dante Marianacci è ormai troppo nota e ben oltre i confini nazionali, perché sia necessario ricordare i dati biografici e bibliografici dell’autore che da tempo è candidato al premio Nobel per la letteratura e forse in procinto di ottenerlo. Vale invece la pena sottolinearne alcune caratteristiche particolari, che la rendono unica e che servono a capire il vertice assoluto raggiunto da questo maestro con il suo lavoro più recente, Bagliori planetari, che gli assegna un posto di assoluta preminenza nella storia della letteratura.

Recensione al volume “Bagliori planetari” di Dante Marianacci  – Il poema della vita

Di poeti e prosatori, che contemporaneamente svolgono una prestigiosa attività in campi specifici come la magistratura o la diplomazia, si usa dire che scrivono per purificarsi la mente nelle pause del loro ministero, quasi come un divertimento o una sorta di voluta distrazione da impegni ben piú gravi. Il fenomeno è antico. La Firenze di Dante, come ci ricorda Piero Bargellini nella sua scintillante biografia del Poeta, era ricca di medici e giuristi che nascondevano tra le pagine dei trattati e dei codici i fogli delle loro poesie d’amore. Gli esempi illustri peraltro non mancano nella letteratura contemporanea italiana e straniera, dove ben pochi poeti si sono potuti permettere il lusso di vivere solo grazie alla loro produzione in versi. Quasimodo era professore per chiara fama, Montale faceva il critico musicale e via di questo passo.

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Marianacci è stato attivo per decenni al Ministero degli Esteri come direttore di importanti Istituti Italiani di Cultura all’estero, e cosí ha dovuto girare il mondo, ma in realtà non è mai stato un alto dirigente prestato alla produzione letteraria, ma esattamente il contrario, vale a dire un poeta, prosatore e saggista prestato alla direzione culturale. Nelle capitali straniere si muoveva con la curiosità del turista, assaporando sensazioni, assorbendo lo scorrere di quella vita. Lo ricordo a Vienna rincorrere i passanti per farsi indicare l’ubicazione esatta di un ristorante, mentre noi lo aspettavamo curiosi. La sera dopo eravamo nella casa che un tempo era stata di Metternich e dove risiedeva l’Ambasciata d’Italia, ma il suo atteggiamento non era cambiato. Il suo sguardo incuriosito era sempre uguale in ognuno di quei momenti. Ambienti e voci che avremmo ritrovato in qualcuno dei suoi libri.

Certamente le esperienze continue di viaggi e soggiorni all’estero hanno esercitato un forte influsso sulla sua produzione letteraria. Sarebbe stato impossibile vivere anni in Irlanda, in Ungheria o in Egitto – solo per cogliere alcuni dei luoghi vissuti da Marianacci – senza restarne in qualche modo profondamente segnato. L’esperienza stessa della residenza per anni in Paesi dalla storia cosí ricca e diversa doveva necessariamente lasciare un segno di colori, di immagini, di sensazioni, di sentimenti, nel cuore di un poeta che nello stesso tempo è riuscito a tenere ben saldo il legame con la sua famiglia e la sua terra, quell’Abruzzo, rude e malioso, di d’Annunzio e di Flaiano, autori a cui si è dedicato a fondo, anche se i suoi diretti punti di riferimento poetico, i suoi modelli, erano altri come l’amatissimo T.S. Eliot.

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Il viaggio è sempre presente nell’opera di Marianacci ma il viaggio in sé non è mai un tema direttamente visibile ma piuttosto percepibile in filigrana. Il viaggio è nella mente, nelle luci, nei colori, nelle emozioni, nei cieli vissuti in terra straniera. Cosí è anche per Bagliori planetari, l’opera piú recente di Marianacci e il suo capolavoro. Nel libro infatti, che è un travolgente confronto con la propria anima attraverso un poema di oltre diecimila versi, ci troviamo di fronte a un flusso ininterrotto di sensazioni, di ricordi, di pensieri.

Siamo di fronte non solo a un’intera vita ma a una resa dei conti dell’uomo con questa sua vita, in un’opera che si snoda come un romanzo, narrativamente e insieme liricamente, tra miracoli poetici, spazi siderali e concretezze che talora si toccano quasi con la mano. Un prodigio poetico, cui forse può avere marginalmente concorso il prolungato periodo di isolamento e di concentrazione dovuto alla pandemia, ma che sarebbe arrivato comunque come il punto piú alto di un percorso poetico, unico e straordinario, a ciò che l’uom piú oltre non si metta.

*Professore emerito Università di Göteborg Il poema della vita

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Dante Marianacci è nato ad Ari (Chieti) e attualmente vive tra Pescara e il suo paese natio, dopo aver trascorso trent’anni in giro per il mondo come funzionario e dirigente dell’Area della promozione culturale del Ministero degli Affari Esteri, con lunghe soste a Praga, Dublino, Edimburgo, Budapest, Vienna e Il Cairo. Poeta, narratore, saggista, giornalista, ha pubblicato dodici raccolte di poesie, tre romanzi e numerose antologie europee di poesia, narrativa e teatro, oltre a volumi di saggistica, atti di convegni, editi in Italia e soprattutto all’estero.

È tradotto in una quindicina di lingue e ha tradotto in italiano, tra gli altri, testi poetici di Lawrence Ferlinghetti, Vladimir Holub, Yang Lian, Charles Tomlinson. Ha collaborato ai programmi culturali della Rai e a numerose testate giornalistiche, italiane e straniere, oltre ad aver diretto, per quasi vent’anni, la rivista internazionale di cultura Italia & Italy. È stato vicepresidente con delega ai rapporti internazionali dei Premi internazionali Flaiano di letteratura, cinema, teatro, radio e televisione e presidente del Centro nazionale di studi dannunziani. Attualmente è presidente della Fondazione Aria, della Casa della poesia in Abruzzo – Gabriele d’Annunzio e del Club internazionale Amici di Salvatore Quasimodo.


Dante Marianacci – Il poema della vita