Leggende sul sonno: la Pantafeche Abruzzese

Leggende sul sonno: la Pantafeche Abruzzese

Quando eravamo piccoli, abbiamo spesso sentito parlare delle leggende sul sonno, inerenti l’apparizione di “strani esseri”. Queste servivano un po’ per educare i bambini, un po’ per dare voce alle credenze locali che catalogavano così quei fenomeni che restavano senza spiegazione, e che incutevano paura a persone già molto superstiziose. Tuttavia, tra quelle più famose d’Abruzzo vi è la leggenda della Pantafeche in alcune contrade è detta anche la Pantafica o Pantàsm – cioè l’essere a cui viene attribuita la morte nel sonno di molti bambini o, addirittura, in casi rari la “scomparsa”. Ovviamente, quando ciò accadeva non c’era la possibilità per molti di chiedere ai medici che, in tempi lontani erano rari. D’altro canto, molti decessi, erano, per scarsità di mezzi e conoscenze, inspiegabili ai dottori stessi.

Scena del film: Drag Me To Hell

Leggende sul sonno: l’origine della storia

C’è una strana creatura onirica che girovaga nella notte! Tra le Marche e l’Abruzzo e si avvicina al nostro letto mentre dormiamo paralizzandoci nel sonno. L’avete mai vista? Ha un nome: Pantafeche o Pantafa/Pantàsm.” Infatti, sarebbe lei la responsabile degli stati di paralisi nel sonno. Così riportano quasi tutte le testimonianze di chi l’ha vista (si fa per dire).

“Lei arriva mentre dormi… Sale a cavalcioni sopra di te… Ti blocca la bocca con una mano e ti paralizza nel sonno. È la Pantafeche!”. 

Le esperienze oniriche riportano sensazioni simili tra loro. “C’è sempre lei che si fa strada nell’oscurità… vestita di bianco! I suoi occhi demoniaci scintillano nel buio, la sua faccia appuntita è così tagliente da provocare ferite. Si sdraia accanto o sopra di te, non riesci a muoverti e se ci provi vieni investito da una forte sensazione di soffocamento. Arriva perfino a uccidere, trasformando in Pantafeche la vittima. Una cosa è certa: chi l’ha vista non la dimentica”.

Origini di un mito tra folklore e credenze popolari

“ Pantafc” è un termine che risale indietro nel tempo. Fino ad arrivare alla metà dell’800. Un termine dialettale, usato principalmente dagli abitanti dei paesi a ridosso del capoluogo di Ascoli Piceno. A mano a mano che si sale verso nord, assume diverse trasformazioni diventando Pantafa nell’alto Piceno. Pantafeca nell’entroterra maceratese. A San Benedetto del Tronto è diffusa l’entità col nome di Pantàfana.

Si narra che sia una donna realmente vissuta, morta assiderata sul porto a inizio Novecento, il cui spirito è rimasto sulla riva, attorno alla statua del pescatore. “Se passate per la città non cercatela. Lei non aspetta altro. Lo considera un invito a casa vostra e vi seguirebbe, disturbandovi nel sonno. Se volete difendervi lasciate un fiasco di vino accanto al letto. Oppure un sacchetto di sabbia o di riso. La Pantafeche è costretta a contare tutti i granelli lasciandovi in pace”.

Paralisi nel sonno: una spiegazione scientifica

La scienza cerca di mettere un punto a questo fenomeno onirico. Che ha esempi anche in altre popolazioni. In Egitto ad esempio si ritiene che la paralisi nel sonno sia colpa del demone Shaitan o degli spiriti Jinn, Presenti nel Corano. Altri esempi includono la “old hag” (letteralmente: “vecchia strega”). Il demone Kanashibari in Giappone, “l’oppressione del fantasma” in Cina. “Il fantasma che ti spinge in basso” tra i cambogiani. O il rapimento alieno negli Stati Uniti.

Per gli scienziati la spiegazione è molto più semplice. Viene classificata come normale stato di atonia di solito inconscio, associato al sonno in fase REM. L’individuo si trova in uno stato di semi-veglia in cui si ritrova “paralizzato”, anche se diversi soggetti sono in grado di aprire gli occhi e sono successivamente in grado di descrivere le proprie esperienze sia a livello visivo che fisico. I soggetti affermano di essere stati anche soggetti ad esperienze allucinatorie.

In copertina: Incubo (Füssli)