Gino Bucci: l’abruzzese fuori sede

Gino Bucci: l’abruzzese fuori sede

L’abruzzese fuori sede, al secolo Gino Bucci, arricchisce con Spoltore il suo tour di presentazioni del libro “Rime toscibili“. L’appuntamento è per giovedì 29 settembre, alle ore 18, in Piazza D’Albenzio. In caso di maltempo, l’evento si sposterà in Sala Consiliare. L’autore descrive così le “53 cose sull’Abruzzo” che contiene il libro: “sono ovviamente filastrocche in metrica agricola, non sono poesie, ‘nzia mai.

Ci sono anche tre “intermezzi appantaficati” in prosa, una prefazione stupenda di Remo Rapino e un dolce commento di Donatella Di Pietrantonio. Dice:

“Tu lo compreresti a 15 euro?” Personalmente no. Poi se volete il Pdf ‘aggratise’ ve lo mando pure, per tanto poco, ‘sparagne e cumbarisce’. Cionondimeno ringrazio l’editore Giacinto Damiani per la fiducia e la pazienza”.

Dialogherà con Bucci il critico Davide Desiderio. Intervengono per i saluti Chiara Trulli e l’assessore alla cultura Roberta Rullo.

Gino Bucci fa conoscere l’Abruzzo

L’abruzzese fuori sede è un personaggio ironico e irriverente, nato da una pagina Facebook nel 2014, con il quale Bucci diffonde e fa conoscere tradizioni, cultura, storie e aneddoti della sua regione. 200 mila followers su Facebook, da poco Bucci è sbarcato anche su Instagram.

La scrittrice vincitrice del Campiello e del David di Donatello, Donatella Di Pietrantonio, ha dedicato un affettuoso pensiero a Gino Bucci nella quarta di copertina del volume:

“Seguitissimo e spassoso ambasciatore dell’Abruzzo nel mondo, Gino Bucci consegna ai lettori un gioco letterario che mescola dialetto e italiano, toponomastica e gastronomia, in una nuova Gnosi delle Fanfole esilarante e affettuosa che racconta gli abruzzesi come siamo”.

Lo scrittore Remo Rapino, anche lui vincitore del Campiello nel 2020, nella sua prefazione al libro parla di “un geniale percorso sugli intriganti sentieri della dialettologia. Un invito lieve al ridere e al sorridere, anche di noi stessi, parlando alla mente e al cuore di tutti, al di là dei confini territoriali e delle differenze dialettali. Insomma un umile rosario di ‘mattità’ che, di fatto, aprono alla conoscenza come alla valorizzazione dell’Abruzzo e della cultura abruzzese, che, sotto sotto, è terra misteriosa e intricata.  Svelare segreti e sentimenti è come camminare a zonzo per i piccoli paesi, facendo emergere le minime anime di questi, cercando di superare un aspetto tipico del carattere abruzzese, già messo in luce da Ennio Flaiano … quello del pudore dei propri sentimenti o di stare, senza vergogna alcuna, dalla parte dei cafoni come insegna la scrittura di Ignazio Silone…”.