Il Vate – “poeta sacro, profeta” – come fu soprannominato Gabriele D’Annunzio, ebbe una vita che in tanti definirebbero “piena” e scapestrata. Nacque a Pescara il 12 marzo 1863, e fece della sua vita un autentico idillio personale. La critica si divise tra “seguaci e diffamatori”, ma ciò è vero per la maggior parte dei talenti, da quando la storia ha origine. Poeta, romanziere, drammaturgo, scrittore di racconti, giornalista, eroe militare e leader politico, fu considerato il principale scrittore italiano tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo.
D’Annunzio, era figlio di un ricco proprietario terriero pescarese, politicamente importante. La sua formazione iniziò presso l’Università di Roma. All’età di 16 anni furono pubblicate le sue prime poesie: Primo vere (1879; “All’inizio della primavera”), dove un istintivo e giovane poeta si faceva strada nel panorama letterario.
Successivamente, furono pubblicate le poesie del Canto novo (1882), con una maggiore individualità , in quanto piene di esuberanza e di descrizioni appassionate e sensuali. Sulla stessa linea, il suo romanzo più letto e autobiografico: Il piacere (1889), che presenta il primo eroe appassionato e, superuomo, “nietzschiano”. Un altro “eroe” apparirà ne L’innocente (1892).
Il Vate, era già diventato famoso quando apparve il suo lavoro più noto, Il trionfo della morte (1894) scritto in 5 anni e ultimo della trilogia de I Romanzi della Rosa, (ne fanno parte Il piacere e L’Innocente). Un lavoro psicologico e introspettivo in cui sviluppa il tema del superomismo e dove le vicende si alternano nell’analisi profonda della coscienza.  Il suo capolavoro successivo, fu Le vergini delle rocce (1896), nel quale i protagonisti – eroi nietzschiani – appaiono ferocemente egoisti e del tutto amorali.
Vita di Gabriele D’annunzio tra passione ed esuberanza
D’Annunzio continuò la sua prodigiosa produzione letteraria fino alla prima guerra mondiale. La sua opera poetica più importante è la raccolta di liriche, le Laudi: del cielo, del mare, della terra e degli eroi (1899). Il terzo libro di questa serie, Alcyone (1904), è una ricostruzione degli odori, dei sapori, dei suoni e delle esperienze di un’estate toscana, ed è considerato da molti la sua più grande opera poetica.
Nel 1894 D’Annunzio iniziò una lunga relazione con l’attrice Eleonora Duse e si dedicò alla scrittura di opere teatrali per lei, in particolare le tragedie La Gioconda (rappresentata nel 1899) e Francesca da Rimini (rappresentata nel 1901). La più grande opera teatrale di D’Annunzio fu La figlia di Iorio (1904), un potente dramma poetico sulle paure e le superstizioni dei contadini abruzzesi. Alla fine ruppe la relazione con la Duse e rivelò la loro intimità nel romanzo erotico Il fuoco (1900; La fiamma della vita).
Seguirono nuove opere teatrali e un romanzo, che però non riuscirono a finanziare lo stile di vita stravagante di D’Annunzio. Così, il suo indebitamento lo costrinse a fuggire in Francia nel 1910. Quando scoppiò la Prima Guerra Mondiale, tornò in Italia per sollecitare con passione l’entrata in guerra del suo Paese. Dopo la dichiarazione di guerra, si tuffò lui stesso nei combattimenti, cercando incarichi pericolosi in diversi rami del servizio, infine nell’aviazione, dove perse un occhio in combattimento. D’Annunzio amava le azioni militari audaci e individuali. Due delle sue azioni più note risalgono al 1918: il volo su Vienna (volo di Vienna), in cui lanciò migliaia di volantini di propaganda sulla città , e la beffa di Buccari, un audace attacco a sorpresa alla flotta austriaca con l’utilizzo di motoscafi.
****
Nel 1919 D’Annunzio e circa 300 sostenitori, in spregio al Trattato di Versailles, occuparono il porto di Fiume (oggi Rijeka, Croazia), che il governo italiano e gli Alleati proponevano di incorporare nel nuovo Stato jugoslavo ma che D’Annunzio riteneva appartenesse di diritto all’Italia. Il Poeta, governò Fiume come dittatore fino al dicembre 1920, quando le forze militari italiane lo costrinsero ad abdicare. Tuttavia, con la sua azione coraggiosa aveva stabilito l’interesse dell’Italia per Fiume, e il porto divenne italiano nel 1924. D’Annunzio divenne poi un ardente fascista e fu premiato da Benito Mussolini con un titolo e un’edizione nazionale delle sue opere, ma non esercitò più alcuna influenza sulla politica italiana e fu emarginato dal regime.
Si ritirò a Gardone Riviera in Lombardia e scrisse alcune memorie e confessioni. Lì D’Annunzio costruì uno stadio ed espose una nave semisepolta nella collina. Morì il 1° marzo 1938. Dopo la sua morte vi fu costruito un grande mausoleo per contenere le sue spoglie. Gardone Riviera divenne non solo il suo monumento, ma anche un monumento al nazionalismo italiano e uno dei siti turistici più visitati d’Italia.
****
La carriera movimentata di D’Annunzio, i suoi amori scandalosi,. la sua audacia in tempo di guerra, la sua eloquenza e la sua leadership politica in due crisi nazionali,. hanno contribuito a renderlo una delle personalità più sorprendenti del suo tempo. Le opere letterarie di D’Annunzio sono caratterizzate da una prospettiva egocentrica,. da uno stile fluente e melodioso e da un’enfasi preponderante sull’appagamento dei sensi, sia attraverso l’amore per le donne che per la natura.
A parte alcune interessanti opere autobiografiche come Notturno (1921; pubblicato in Notturno e Cinque racconti d’amore e di morte), la prosa di D’Annunzio fu un po’ eclissata. Qualcuno la definì noiosa. Egli era troppo ricettivo nei confronti del pensiero e dello stile contemporaneo, così che la sua opera rischiava di riflettere indiscriminatamente le influenze di altri scrittori. Lo stesso si può dire della maggior parte delle sue opere teatrali, ad eccezione de La figlia di Iorio, che presenta caratterizzazioni potenti e vivaci.
Come poeta, D’Annunzio traeva gran parte del suo potere dalla sua grande sensibilità emotiva. Già in Primo vere e in Canto novo aveva mostrato un dono sorprendente. nel rendere con precisione e potenza la sana esuberanza e l’intensità giovanile di un ragazzo innamorato della natura e delle donne. Anche se nelle poesie successive si dedicò a temi morbosi e decadenti, recuperò la vitalità della sua ispirazione e trovò una nuova forma più musicale per la sua espressione nella grande opera della maturità ,. le Laudi, e in particolare il suo terzo libro, Alcyone. Alcune delle poesie di questo libro,. in cui D’Annunzio proclama il suo sensuale e gioioso sentimento di comunione con la natura, sono tra i capolavori della poesia italiana moderna.